Probabilmente hai visto abbastanza spettacoli criminali per sapere che gli umani lasciano il DNA nei luoghi in cui siamo stati. Come noi, anche gli animali acquatici lasciano il DNA nella colonna d’acqua. Un nuovo studio, pubblicato il 3 giugno 2019, sulla rivista peer-reviewed Current Biology, rileva che le spugne di mare, che possono filtrare 10.000 litri (2.600 galloni) di acqua al giorno, raccolgono il DNA nei loro tessuti da altri abitanti dell’oceano – come pesci, foche e pinguini – mentre filtrano-alimentano.
I ricercatori dicono che le spugne possono essere utilizzate come strumento per aiutare gli scienziati a monitorare la biodiversità – cioè, scoprire quali specie vivono dove.
Catturare materiale genetico nell’oceano è un compito difficile. L’ecologo marino Stefano Mariani dell’Università di Salford è l’autore principale dello studio. Dice che le spugne potrebbero dare agli scienziati un metodo efficace ed ecologico per raccogliere campioni di DNA sia nell’oceano che nell’acqua dolce. Mariani ha detto in una dichiarazione:
Le spugne sono unità di campionamento ideali perché le trovi ovunque e in ogni habitat acquatico, compresa l’acqua dolce. Inoltre, non sono alimentatori di filtri molto selettivi, non scappano e non si fanno male campionando: puoi semplicemente afferrare un pezzo e si rigenereranno bene.
Mariani e il suo team sono stati in grado di identificare 31 specie diverse dal materiale genetico nel tessuto delle spugne che hanno prelevato, raccolte dalle acque antartiche e mediterranee. La maggior parte delle specie erano pesci, ma un campione di spugna dall’Antartide includeva il DNA delle foche di Weddell e dei pinguini sottogola. Il campione è stato successivamente identificato per essere situato al largo di una colonia di allevamento di pinguini. Mariani ha detto:
Questa è stata una scoperta davvero emozionante e fa anche un sacco di senso, perché i pinguini sarebbero dentro e fuori dall’acqua un sacco, mangiare, nuotare, e pooing.
Attualmente sono in fase di sviluppo macchine con grandi capacità di campionamento dell’acqua per consentire agli scienziati di campionare il DNA dall’acqua, ma gli autori pensano che l’uso di un campionatore naturale potrebbe essere altrettanto efficace. Con le macchine ci sono rischi di contaminazione del DNA. Mariani ha detto, e degradando il DNA. Inoltre, portare macchine in alcune regioni potrebbe non essere fattibile e potrebbe essere troppo dirompente per ecosistemi fragili. Mariani ha detto:
Se vuoi studiare una specie in via di estinzione di pesce sega o un lamantino in una foresta di mangrovie in Mozambico, non puoi andarci con robot enormi. Devi usare un approccio molto low-tech.
Spero che questo metodo si rivelerà utile. È lo strumento di valutazione della biodiversità ecologico per eccellenza.
Linea di fondo: Una nuova ricerca rileva che le spugne di mare catturano il DNA di altre specie nel loro tessuto mentre filtrano l’alimentazione.